presentazione a cura della Prof.ssa Carla Bignotti
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Presentazione della Prof.ssa Carla Bignotti
Il forte di Borgoforte, detto forte Magnaguti dal cognome del conte Ercole ex proprietario del terreno, è uno dei quattro forti della doppia testa di ponte costruita dall’Impero austriaco dal 1859 al 1861. Sorge a circa 1 Km dal Po, a nord di Borgoforte, su una superficie di 57 mila mq ed è l’unico dei quattro rimasto integro. Testimonianze del tempo dicono che il forte di Borgoforte sia rimasto integro perché un valoroso abitante tagliò la miccia di accensione; in altri documenti si avanza l’ipotesi che gli ufficiali austriaci non volessero rovinare le case, e gli abitanti, del paese dove essi alloggiavano con i loro attendenti, mentre i soldati risiedevano nella caserma centrale.
Furono gli insuccessi nelle campagne militari del 1859 (II guerra di Indipendenza) a indurre l'Austria a far costruire altri forti, in previsione di probabili nuovi conflitti, sia intorno al campo trincerato di Verona costituito di 12 forti, sia a Borgoforte, per fare delle linee del Mincio e del Po uno sbocco sicuro per gli eserciti disposti nel Quadrilatero (Mantova, Peschiera, Verona, Legnago) e per impedire che l’esercito italiano invadesse il Veneto passando dal basso Po.
Perché proprio a Borgoforte? Perché in quel punto la distanza tra le due rive del fiume era di soli 300 metri, con alcune insenature adatte al ricovero di barche. Da documenti dell’Archivio di guerra austriaco di Vienna si possono ricostruire le varie fasi che hanno preceduto e accompagnato la costruzione del forte: risalgono al 1831 le prime considerazioni sulla necessità di costruire una testa di ponte a Borgoforte; il primo progetto per una testa di ponte doppia (che comprende il forte di Borgoforte, di Motteggiana, di Rocchetta e di Bocca di Ganda) risale al 1837; dal 1851 in poi vengono forniti vari progetti, relazioni e protocolli relativi alla messa in opera della testa di ponte di Borgoforte. I progetti vengono poi indicati con la dicitura “pianta di progetto”; in un documento del 1861 si trova la dicitura “pianta di rapporto&rdqip;, il che significa che, a quella data, il forte era già stato costruito.
Posto sulla strada per Mantova, a forma di ottagono con lati lunghi quasi 50 metri, era circondato da un fosso largo più di 20 metri e profondo quasi quattro. Era difeso da cinque capponiere di muratura per fucileria a cui si accedeva da poterne o pusterle, piccole porte mascherate nelle mura. Era protetto da un muro staccato alla Carnot, simile a quello di Motteggiana. Questo muro, edificato al di fuori del nucleo e situato a pochi metri dalla parete del fossato o scarpa, era provvisto di nicchie interne da cui i fucilieri, attraverso feritoie, potevano battere il fossato.
All’estremità opposta del braccio rivolto verso Mantova, vi era l’ingresso con ponte levatoio scorrevole e difeso da un tamburo interno semicircolare in muratura larga 1,20 m. con due cancelli laterali in ferro, abbattuto nel 1950. L’armamento del forte Centrale era costituito da n. 16 (o n. 19) cannoni, di cui otto rigati. Al centro la caserma difensiva era simile a quella degli altri forti. Tutti i quattro forti erano provvisti di telegrafi a segnali per corrispondere tra loro e con quello Centrale, ove risiedeva il Comando che aveva una stazione elettrica collegata alla fortezza di Mantova, che noi, oggi, chiamiamo “forte di Pietole”.
Il 13 aprile 2019 è stato inaugurato, presso il Forte di Borgoforte, il Museo del Serraglio Mantovano, composto dalle seguenti sezioni: sezione “La Grande Guerra -Walter Rama” che espone cimeli della prima guerra mondiale, sezione “Divisione Pasubio”, che espone cimeli della seconda guerra mondiale, sezione “Vivere la Storia”, a cura dell’Associazione Napoleonica d’Italia e la sezione “Mantova sotto assedio”, dedicata al sistema difensivo del Serraglio Mantovano.